N°5
10 – 25 aprile 2010
Brescia, San Zenone All’Arco
Il titolo della presente esposizione di carte inedite, tutte di recentissima fattura, dà ragione di una caratteristica fondante dell’attività creativa di Umberto Sbaraini, il silenzio, frutto di molteplici suggestioni letterarie e poetiche, ma anche di scelte letture filosofiche e teologiche, filtrate e riversate in composizioni minimali, spesso legate tra loro in sequenza tematica, quasi fossero colorati appunti, ancor meglio contrappunti, di una personale tensione intellettuale.
Il linguaggio visivo scelto dall’autore, nell’assemblaggio di materiali diversi, risonanti di significati simbolici, evidenzia la costante ricerca di una disciplina interiore, in grado di costruire una via pulchritudinis che, di “scintilla in scintilla”, apra una libera personale avventura di conoscenza.
Fogli di carta colorata costituiscono il fondo, meglio l’intonazione cromatica della composizione, su cui si posano di volta in volta trame che evocano gli antichi disegni orientali dei tappeti di preghiera, oppure reticoli che proteggono e filtrano, attenuandone la visibilità, i segni della presenza di Dio, rappresentata simbolicamente da sigilli e grafie in oro.
Le carte si accendono così di presenze suggerite da accostamenti di segni e colori. è evidente il rimando al gusto orientale per la rarefazione degli elementi compositivi, resi risonanti di significato. Con i cicli Oriente e Il messaggio dell’imperatore Sbaraini percorre la strada alla ricerca del trascendente, dove Oriente è tendere al luogo del nascere, allo scaturire di ogni significato di vita, mentre Il messaggio dell’imperatore prosegue la ricerca visiva sul linguaggio di Dio, improntato alla mistica rappresentazione di ideali città sacre, chiuse da confini nitidi e leggeri, luoghi di trascendenza siglati dall’oro e protetti da reticoli.
Il messaggio sfocia in preghiera nell’incipit delle Confessioni di Sant’Agostino (Inquieta, o mio Signore, è l’anima), ripreso in caratteri dorati, a siglare un dittico composto da trama e grafismi, oppure nel luminoso riferimento alla antica simbologia dell’immortalità rappresentata dal pavone in Mettiti in luce.
Grande forza comunicativa emana dalle due opere in ferro, recupero di pesanti manufatti abbandonati, anch’essi trasformati in preghiere tramite decorazioni in oro di imprevedibile levità.
Sulle opere in carta da notare l’originale intervento di Vally Valli di Rubiera di Reggio Emilia, che ha creato le originali cornici in legno antico.
Carmela Perucchetti
artisti:
Umberto Sbaraini