N°6
29 novembre 2011 – 2 febbraio 2012
Passau, spectrumKIRCHE
Il tema della venuta di Cristo, del Dio fatto uomo, da sempre interroga nel profondo il pensiero umano con l’ineffabile difficoltà di accettare razionalmente l’incontro tra cielo e terra e conseguentemente di riuscire a rappresentare la pienezza dell’essere nella sua dualità umana e trascendente. Problema centrale per l’arte visiva, che nella libertà del linguaggio contemporaneo e nella scelta di materiali dalla forte carica simbolica trova esiti nuovi ed inaspettati.
Giuliano Gaigher è maestro della fusione del vetro, materia in cui ha trovato la propria cifra stilistica e il giusto mezzo per una personale indagine espressiva: già nei più recenti lavori confluiti nel ciclo Scavi (2010), giocati su forme e trasparenze di forte impatto, il vetro ha assunto metaforicamente il significato di una presenza, invisibile eppure immanente, che plasma, trasforma e riempie di sé il creato.
Nel lento e laborioso procedimento della fusione in forma e della colorazione del vetro Gaigher sperimenta le possibilità della materia di seguire la riflessione, meglio la meditazione personale, in una proiezione esterna visibile e concreta. Con tale atteggiamento interiore affronta ora il tema del Natale nella sua complessità, dall’Avvento alla Epifania, in un percorso scandito da dieci opere che ne fissano i passi salienti.
La sua nascita è la mia nascita programmaticamente propone non un procedimento narrativo, ma piuttosto un lavoro concettuale basato sull’incontro tra vetro e materie diverse, volto a visualizzare, su ogni singolo tema, una riflessione che si snoda in un cammino parallelo come messaggio universale e personale al tempo stesso.
Alla trasparenza del vetro si contrappone l’opacità della pietra o la pesantezza del calcestruzzo, della materialità del livello umano nel drammatico incontro con Dio (Sacra Famiglia), accanto ad altre presenze come l’oro, nella sua antichissima simbologia sacrale, il ferro (L’incontro), che nella forma del crogiolo assume il ruolo di accogliere il Verbo fatto carne, mentre l’argento nel suo perfetto biancore lunare lo illumina epifanicamente.
Il dialogo tra questi materiali pregni di intrinseca simbologia è condotto con lineare forza espressiva da Gaigher attraverso il ricorso a forme severe, che puntano dirette al contenuto ultimo del messaggio senza concessioni né alla millenaria tradizione iconografica, né ad un facile quanto accattivante lirismo. Si evidenzia così la rinnovata necessità di riflessione dell’uomo contemporaneo che, partendo dai fondamenti stessi della fede si pone alla ricerca del senso ultimo della vita.
Ogni singola tappa del percorso diventa per l’artista momento di confronto personale, epifania dell’anima: occasione unica per andare, nella dura trasparenza del vetro, a svelare le radici del messaggio cristiano con lo sguardo dell’uomo contemporaneo, che dalla prospettiva terrena guarda al mistero dell’Incarnazione.
Ecco allora l’emergere ricorrente del quadrato, antica simbologia della terra, sviluppato architettonicamente in “stanze” cristalline (In principio, Appartenere, Tra noi) in cui si inquadra sia l’incursione divina sia la presenza di Cristo al mondo e nel mondo. Strutture chiuse a definire lo spazio, la scena del mondo in cui drammaticamente si muove la vicenda umana e divina, ma anche aperte alla luce, nella tesa trasparenza delle pareti in float. In tale situazione di perfetto rigore geometrico Gaigher colloca il magma vitreo, controllato da un sapiente procedimento di fusione che ad esso imprime forma e significato, rendendolo ora fluida materia fermata nel suo scorrere, ora imprigionando al suo interno l’aria come soffio dello Spirito. La narrazione procede per contrasti continui di materia, di colore, di forme, dando luogo a climi diversi, in bilico tra armonico equilibrio e lacerante tensione, come Nell’Annuncio ai pastori, idealmente inscritto nella volumetria di un parallelepipedo, dove la massa greve di un cielo in calcestruzzo incombe metaforicamente sull’umanità indifesa rappresentata dal vetro fuso: l’incontro tra le due realtà è segnato da intersezioni e colature in oro, sigillo della presenza divina. L’oro segnala con forza l’azione divina in Avvento, di forte impatto visivo nella rappresentazione del grembo-orecchio in vetro fusione colorato in oro, che annuncia e prelude la nascita di Cristo, o colora i segni del martirio che uniscono il discepolo a Cristo in Santo Stefano.
Il viaggio dei Magi, l’Epifania, metafora sapiente e senza tempo della ricerca di Dio, è raccontata nel grande pannello in legno su cui si compone, da est a ovest, il percorso verso il semplice giaciglio in bamboo del vero Re, tra lo scuro delle assi di fondo e il baluginare dell’oro, nel mistero della stella da seguire tra ostacoli e cambiamenti di direzione. Composizione quieta e solenne al tempo stesso, autentico percorso spirituale, di cui l’artista è parte, di sommessa bellezza.
Momento finale è Il Battesimo, con lo sgorgare dell’acqua lustrale frammentata in lucidi, argentei rivoli cristallini verso terra, parte significante per il tutto, a rappresentare la perenne forza vitale del “Dio con noi”.
Con le dieci composizioni del ciclo La sua nascita è la mia nascita Giuliano Gaigher proietta con forza il proprio pensiero e una sofferta ricerca interiore sul mistero cristiano, fuori da ogni tentazione di retorica, puntando dritto alle ragioni della fede con un gesto artistico di estrema essenzialità che sa sfruttare e rendere significanti le infinite segrete bellezze della materia.
Carmela Perucchetti
artisti:
Giuliano Gaigher