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Il percorso fotografico realizzato da Nicola Zaccaria scaturisce da una personale riflessione sul mistero pasquale incentrata su dieci compianti scultorei presenti sul territorio bresciano, risalenti al periodo che si estende dalla fine del XV al XVIII secolo, importanti e pregevoli episodi artistici nel panorama dell’antica devozione popolare. In essi gruppi di statue a grandezza naturale, plasmate in terracotta o scolpite in legno, compongono la tradizionale scena delle lamentazioni su Cristo deposto, saldando insieme il dato narrativo e la partecipazione spirituale dei fedeli. Il fotografo elabora su di essi un originale percorso interpretativo: ponendosi nella prospettiva di Cristo e adottando il suo punto di vista, dal basso verso l’alto, gli scatti fotografici intendono restituire lo sguardo divino sul mondo, inquadrando nel buio delle tenebre un’umanità smarrita, disperata, talora anche indifferente.
La macchina fotografica diviene strumento privilegiato per dare voce ad un messaggio di speranza rivolto agli uomini di tutti i tempi: ai discepoli timorosi e alle donne spaventate di duemila anni fa, come all’umanità di oggi, segnata dalla medesima paura dell’abbandono, della solitudine, della fine.
L’esigenza di comunicazione visiva e creatività espressiva determina sia una scelta iconica fortemente connotata nella fase di ripresa che una coerente e accurata postproduzione.
Lo sfondo nero diviene testo e non più soltanto pre-testo della scrittura fotografica: necessaria cornice simbolica alle scene rappresentate; ne diviene alla fine con-testo a servizio del messaggio sotteso, richiamando inequivocabilmente la paura dell’abbandono, il buio del sepolcro, l’abisso della morte. La scelta della cromia seppiata, con la rinuncia al colore, intende giungere così all’essenza dell’immagine, mentre la luce, ingrediente fondamentale per creare tridimensionalità e dinamismo compositivo, interpreta il dato reale.
Ponendosi fisicamente accanto al corpo di Cristo, in condizioni spesso disagiate per ristrettezza di spazi e nella difficoltà generale dovuta alla scarsità di appoggi, la mano libera di Nicola Zaccaria crea una dialettica visiva del tutto originale, di forte dinamismo spaziale rafforzato da visioni angolate, talvolta anticlassiche e da un audace gioco di vuoti e pieni.
Fulcro e coronamento della mostra è la presenza eccezionale dell’antico Ecce Homo del XVII secolo in legno, oggetto di culto e venerazione in San Zenone fino all’inizio del Novecento.

Carmela Perucchetti

 

Nicola Zaccaria
Non piangete
Compianti scultorei di terra bresciana
Brescia : Associazione per l’arte Le Stelle, 2015